La meraviglia del Veneto
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Benvenuti a Portobuffolè


Portobuffolè è il più piccolo comune sia per numero di abitanti (appena ottocento), sia per estensione della provincia di Treviso. E’ un piccolo gioiello di raffinata bellezza immerso nel verde della campagna veneta. Le sue piccole dimensioni, la  torre e le mura medievali, gli eleganti palazzi rinascimentali e soprattutto i silenzi interrotti solo dal frinire delle cicale e dal risuonare dei passi sull’acciottolio dei vicoli ne fanno un luogo fuori dal tempo. Non a caso dal 2001 ha ricevuto la Bandiera Arancione con cui il TCI premia i piccoli comuni dell’entroterra che si distinguono per l’ottima accoglienza e ospitalità.

Il nome e le origini

In passato Portobuffolè era un porto fluviale usato dai veneziani per i loro traffici commerciali con l’entroterra e con la Germania. Il nome deriverebbe quindi dal latino bova ossia canale. Oppure dalle “bufaline” un tipo di imbarcazioni usate per il trasporto delle merci. Mentre l’ipotesi secondo la quale deriverebbe da “bufalo” è priva di fondamento.

Portobuffolé originariamente si chiamava Septimum de Liquentia, perché distava sette miglia dalla città di Oderzo. Sia Settimo sia Oderzo vennero distrutte da Attila, e Settimo venne ricostruita con il nome di Portus Bufoledi. Nel 908 Berengario diede questi territori al vescovo di Ceneda. Ma continuarono ad essere a lungo contesi tra i vescovi e i trevigiani, ed infine nel 1307 passarono a Tolberto da Camino. Nel 1336 Samaritana Malatesta, seconda moglie di Tolberto, riuscì a riprenderne il controllo che le era stato insidiato dai parenti del marito.

Venezia ne approfittò per estendere il suo dominio sulla cittadina. In questo modo iniziò per Portobuffolè il suo periodo di maggior prestigio, diventò infatti una podesteria ed un importante centro commerciale. Nel Medio-Evo si presentava circondata da mura e da sette torri, di cui oggi ne sopravvive solo una diventata un campanile. Inoltre presentava due porte quella di tramontana detta friulana, e quella di mezzogiorno detta trevigiana.

Gaia da Camino

Se si dice Portobuffolè si dice Gaia da Camino. Questa nobildonna era conosciuta nel Medio-Evo non solo per la sua bellezza, quanto soprattutto per la sua cultura e la sua intraprendenza. Gaia era nata dal secondo matrimonio di Gherardo da Camino, signore di Treviso e capitano di Belluno e Feltre. Fu una valente poetessa e una delle prime donne italiane a scrivere in provenzale. D’altronde tra il Duecento ed il Trecento Portobuffolè non era il piccolo borgo immerso nel silenzio che possiamo ammirare oggi, ma un importante centro commerciale e culturale. Non a caso all'epoca lo stesso Dante Alighieri fu ospite di Gherardo per due anni.

Se gli storici concordano  sulla bellezza e sulla cultura di Gaia non concordano invece sulla sua vita. Secondo alcuni fu infatti una donna dissoluta e viziosa, dai costumi facili. Secondo altri invece fu una donna morigerata e pia, dalle spiccate virtù morali. Il fatto che Gaia sia citata anche da Dante nella Divina Commedia farebbe propendere per la seconda ipotesi. Infatti Dante, che stimava Gherardo difficilmente per ricordarlo avrebbe citato il nome di Gaia, se questa fosse stata una donna dissoluta. Probabilmente nella famiglia Camino c’è stata un’altra Gaia (i casi di omonimia non erano così infrequenti nei grandi casati) e sarebbe stata questa a condurre una vita dissoluta.

D’altronde l’immagine di una Gaia viziosa mal si accorda con la fama di persona intelligente e politicamente intraprendente. Non a caso il casato dei Camino dopo il suo allontanamento perse prestigio e con i suoi fratelli  iniziò il lento declino.

 Altitudine del Comune: 10 m slm (zona: 5)

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