La meraviglia del Veneto
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Benvenuti a Verona


Verona è chiamata la città scaligera dal nome della famiglia da cui è stata lungamente dominata. E' il secondo comune per popolazione del Veneto. È situata tra due anse del fiume Adige e storicamente ha sempre fatto da mediatrice tra Veneto e Lombardia. È universalmente conosciuta come la città di Romeo e Giulietta.

L’origine del nome

Il nome Verona potrebbe derivare dal nome proprio etrusco Vera. Infatti in Toscana – dove gli Etruschi vissero – c’è un’altra Verona ed altre città con nomi simili. Oppure potrebbe derivare dal latino ver cioè primavera. Una leggenda la vorrebbe invece costruita dal capo gallico Brenno che l’avrebbe chiamata Vae Roma (Maledetta Roma) trasformatosi poi nel tempo in Verona.

Secondo un’altra ipotesi affascinante quanto improbabile, invece, il nome deriverebbe dall’unione di tre parole antiche. La parola etrusca “Ve” usata per indicare i popoli veneti, ro deriverebbe dal verbo greco “reo” (scorrere), mentre Na deriverebbe dalla radice etrusca usata per indicare un centro abitato. Quindi Ve-ro-na significherebbe “città veneta sul fiume”.

L’Arena del diavolo

Nel 2000 Verona è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco per la sua architettura. E se pensiamo ai tanti monumenti di Verona il primo a venirci in mente è sicuramente l’Arena. Originariamente questo monumento era costruito fuori dalle mura cittadine mentre oggi è inglobato nella città.

Nell’antichità era usata per scopi ludici, nel Medio-Evo per le adunanze pubbliche, per i tornei e talvolta anche per le esecuzioni. In epoca rinascimentale era usata sia per la “caccia” (una specie di corrida tra un toro ed un mastino) sia per manifestazioni musicali e teatrali. Attualmente è il più grande teatro lirico al mondo all’aperto, con un’acustica tanto perfetta da rendere superflui i microfoni. Nel corso della storia è stata più volte danneggiata, sia dalle inondazioni dell’Adige (come nel 589), sia da disastrosi terremoti come quello del 1116/7. Proprio questo terremoto fece crollare in parte l’anello esterno di cui oggi restarono solo alcuni archi che le danno la caratteristica fisionomia ad “ala”.

Ovviamente sulla sua costruzione non mancano le leggende. La più conosciuta la vorrebbe costruita da un gentiluomo veronese condannato a morte. L’uomo per salvarsi avrebbe promesso ai suoi concittadini di costruire in una notte un monumento tanto grande da poterli contenere tutti. E pur di riuscire nel suo intento non avrebbe esitato a vendere l’anima al diavolo. Ma man mano che si avvicinava il mattino l’uomo cominciò ad aver paura e si mise a pregare la Madonna per non far terminare in tempo i lavori. I diavoli però avevano lavorato alacremente perciò mancava  solo un giro per completare l’opera ed era ancora notte fonda. Ma all’improvviso il cielo si rischiarò e suonò l’Angelus per cui i diavoli furono costretti a tornarsene all’Inferno senza l’anima del gentiluomo.

I veronesi al mattino visto la bellezza del monumento, nonostante fosse incompiuto, decisero comunque di graziare l’uomo. Anche secondo un’altra leggenda l’Arena sarebbe opera del diavolo perché troppo grande ed imponente per essere stata costruita da mani umane. E’ una leggenda anche quella che la vorrebbe costruita dal re ostrogoto Teodorico.

Il balcone più famoso del mondo

La tragedia di Romeo e Giulietta ha reso Verona talmente famosa nel mondo che il suo nome è stato adottato da diverse città americane, canadesi ed australiane. Agli inizi del 1300 Verona era divisa dalle lotte tra Guelfi e Ghibellini, e le famiglie dei Montecchi e dei Capuleti (o Cappelletti come riportano alcune fonti) erano schierate su fronti opposti da qui la loro acerrima rivalità. Lo stesso Dante ne parla nel VI canto del Purgatorio

 “Vieni a veder Montecchi e Cappelletti  Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura:  color già tristi, e questi con sospetti”.

La casa di Giulietta, in via Cappello, del fabbricato originario mantiene solo la torre risalente al XIII secolo e la facciata con il famoso balcone, e lo stemma dei Capuleti - un cappello - sulla chiave di volta, mentre il resto della costruzione è frutto di ricostruzioni successive. A partire dal XIV secolo la casa divenne prima un hospitium e successivamente un albergo di pessima qualità. Già il poeta tedesco Heine, infatti, visitandola scrisse

“E oggidì una sordida bettola per i vetturali e i carrettieri, ed un cappello di latta, dipinto in rosso, e tutto bucato, vi è appeso come insegna”.

 Non migliore è l’impressione riportata da Dickens nel suo Pictures from Italy del 1846

“miserabile albergaccio dove barrocciai chiassosi e carrette infangate disputano il possesso del cortile, ad un branco di oche tutte sporche di fango; e sulla soglia della porta ansava un cagnaccio con un muso orribile, che senza dubbio se fosse stato sciolto avrebbe afferrato Romeo per i polpacci, prima che questi riuscisse a scavalcare il muro”.

A Verona si troverebbe anche la tomba di Giulietta. Il sarcofago in pietra nella chiesa di San Francesco al Corso - a quanto si dice - sarebbe quello in cui il suo corpo era adagiato quando Romeo la credette morta. Questa chiesa all’epoca in effetti si trovava all’esterno delle mura cittadine perciò Romeo esule avrebbe potuto facilmente raggiungerla.

La casa di Romeo, un castello rustico merlato poiché il bisogno di difendersi era forte anche all’interno delle mura cittadine, è oggi quasi trascurata in un vicolo. Qui non c’è alcun balcone sotto cui sospirare, nessun pannello dove lasciare traccia del proprio amore infelice, perciò i turisti preferiscono di gran lunga visitare la casa di Giulietta che ormai dell’albergo di pessima qualità non ha più niente.

Sulle ali dell’immaginazione

Tra i personaggi nati a Verona da ricordare c’è sicuramente Emilio Salgari. Nonostante i suoi libri parlino di posti esotici e siano pieni di avventure Salgari non compì mai grandi viaggi. I luoghi dei suoi libri sono ricostruiti infatti attraverso i libri della biblioteca. D’altronde i suoi problemi familiari e le difficoltà economiche non gli avrebbero permesso di compiere i viaggi di cui scriveva. Per far fronte ai problemi economici era costretto a pubblicare tre libri all’anno. Un ritmo di lavoro inaudito che lo avrebbe portato ben presto al crollo. Nel 1911 lo scrittore si tolse infatti la vita. A portarlo a tanto furono anche la scarsa considerazione da parte dei critici  e la mancanza di riconoscimenti per il suo lavoro.

“A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna”.

Parole dure quelle usate da Salgari nel biglietto d’addio ai suoi editori, un vero e proprio atto d’accusa. Persino i suoi funerali passarono inosservati in una Torino presa dai festeggiamenti per i 50 anni dell’Unità D’Italia. Oggi lo scrittore è stato rivalutato e i suoi libri, tra quelli per ragazzi, sono tra i più conosciuti e venduti, quasi un altro schiaffo alla sua vita di stenti.

Il grande merito di Salgari è stato soprattutto quello, non di educare i ragazzi con insegnamenti morali – come fecero altri – ma di aver sviluppato la loro fantasia, la loro immaginazione e la capacità di sognare.

 

 Sito web del comune di Verona: https://www.comune.verona.it/.

 Altitudine del Comune: 59 m slm (zona: 5)

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