La meraviglia del Veneto

Vini di Verona


Uno dei fiori all’occhiello della produzione enologica veronese è l’Amarone. Questo singolare nome nacque nel 1936 nella Cantina Sociale Valpolicella. Il capocantina Adelino Lucchese, dopo aver assaggiato il vino spillato da una botte di Recioto dimenticata in cantina e casualmente ritrovata, esclamò “Questo non è un Amaro è un Amarone!”.

Il direttore della Valpolicella non ebbe dubbi nell’usarlo come nome per le etichette. Praticamente il recioto dimenticato nella botte aveva continuato la sua fermentazione diventando secco e perdendo tutto il suo dolce.

Di un vino amaro se ne parlava d’altronde già nell’antichità, Catullo ne parla nel Carme 27. Cassiodoro nel V secolo ricercava un acinatico (un recioto) della Valpolicella per l’imperatore Teodorico. Queste uve erano così amate che persino l’Editto di Rotari fissava delle pene molto severe a chi arrecava danni ai vitigni e a chi ne rubava i grappoli. Non solo, intorno all’anno Mille il vino prodotto nella zona dell’Amarone poteva essere usato, al posto del denaro, per pagare i diritti feudali.

Ma forse il riconoscimento più grande gli venne tributato a Parigi nel 1845 da alcuni assaggiatori francesi. Di fronte ad un vino di San Vito di Negrar decretarono "Supremo vino d’Italia... preferibile a diversi Bordeaux ed Hermitage". Beh considerato lo sciovinismo dei francesi non è un complimento da poco.