La meraviglia del Veneto
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Rovigo, la città delle Rose


Rovigo  tra i capoluoghi di provincia del Veneto è quello meno noto e meno turistico. Ma in effetti il suo territorio  – il delta del Po e dell’Adige – è molto particolare ed affascinante, e meriterebbe sicuramente di essere conosciuto e visitato di più. 

Il nome

Il nome Rovigo deriva molto probabilmente dal tedesco Hrodigo. Secondo alcuni eruditi medievali, invece, deriverebbe dalla parola greca rhodon (rose). Infatti fin dall'antichità in questi territori le rose vi crebbero spontaneamente e in abbondanza perciò Rovigo meritò l’appellativo di Città delle Rose. Anche l’Ariosto nell’Orlando Furioso la definisce

"la terra in cui produr di rose / le dié piacevol nome in greche voci".

E proprio alle rose e a Rovigo è legata una leggenda. Intorno all’anno Mille il vescovo Paolo Cattaneo - poiché la vecchia sede vescovile di Adria era divenuta poco sicura - voleva spostarla per proteggere i cristiani dalle sanguinarie scorrerie degli Ungari. Il vescovo era però indeciso sul luogo dove spostare la nuova sede. Fino a quando in sogno non gli apparve San Pietro che gli offriva un pastorale ricoperto di rose rosse. Così il vescovo capì di doversi trasferire nella città delle rose: Rovigo.

Giunto in città, per difendere il popolo, fece costruire un imponente castello di cui oggi resta solo una torre: Torre Donà, una delle più alte torri medievali in Italia.

Il Polesine

Rovigo sorge in un territorio dall’eco-sistema particolare per la presenza dei delta di due grandi fiumi: il Po e l’Adige. Questo territorio, chiamato Polesine dal latino policinum cioè “terra paludosa”, è un territorio formatosi di recente proprio per i detriti trasportati dai due fiumi.

È caratterizzato dalla presenza di molti corsi d’acqua – in parte naturali in parte artificiali - il cui scolo  verso il mare talvolta è difficoltoso. Scorrono infatti ad un livello spesso più basso di quello del mare, per cui sono necessari costanti lavori di difesa e di arginamento.

La bonifica...

Furono i Veneziani nel XVII secolo ad iniziare la bonifica di questi territori, e nell’Ottocento vennero installate le prime idrovore per controllare il livello delle acque. Molte famiglie veneziane, padovane e ferraresi vennero attratte dall’opportunità di sfruttare la fertilità di questi terreni per le loro coltivazioni.

I territori dell’Alto Polesine sono caratterizzati da filari di viti e di alberi interrotti dai canali di scolo. Mentre quelli del Basso Polesine sono occupati per lo più dalle valli di pesca e solo in piccola parte sono riservati all’agricoltura.

...e le alluvioni

Territori molto affascinanti questi del delta, ma anche molto fragili, come testimoniano le tante alluvioni. Quella  del 14 novembre 1951 è stata la più grave della storia contemporanea. Causò un centinaio di morti ed un numero enorme di senzatetto costretti a sfollare. Non fu solo la rottura contemporanea degli argini in tre diversi punti però a causare quel disastro.  Ma anche alcune decisioni sbagliate prese per far fronte alla situazione, ed altre non prese tempestivamente. Inoltre il diffondersi di false notizie causò la fuga della gente impegnata nei tentativi di arginamento.

Le conseguenze gravi di questa alluvione non furono tanto quelle a breve termine - che in parte si riuscirono a contenere - quanto quelle a lungo termine. Infatti molte delle famiglie sfollate non fecero più ritorno in questi territori.

Le condizioni di vita già molto difficili si aggravarono con il diffondersi di una maggiore meccanicizzazione nell’agricoltura a scapito del bracciantato. Questo comportò un ulteriore spopolamento, per fortuna però negli ultimi anni si sta registrando una seppur timida inversione di tendenza.

"Baco e pipe..."

“Veneziani gran signori, padovani gran dottori… rovigoti baco e pipe” stando al famoso detto gli abitanti di questa città sono grandi estimatori del tabacco. Forse perché in passato la coltivazione del tabacco in questi territori era molto presente prima di venir sostituita da coltivazioni più redditizie?

In Italia la coltivazione del tabacco non è mai stata libera, a differenza di altri Paesi. Era possibile solo dietro una concessione dei Monopoli di Stato che veniva data solo se si possedevano alcuni requisiti molto restrittivi. Innanzitutto bisognava avere una notevole estensione di terreno coltivabile poiché ogni due anni questa coltivazione andava alternata ad altre.

Inoltre il ciclo di lavorazione era particolarmente lungo e prevedeva l’utilizzo di molta mano d’opera per lo più femminile. Si partiva a febbraio trapiantando a mano le piantine e dopo quattro mesi, quando i bordi delle foglie si accartocciavano venivano raccolte e portate negli essiccatori. Il tipo di essicazione a cui le foglie venivano sottoposte dipendeva dalla varietà di tabacco, una volta essiccate le foglie venivano messe in botti di legno o sistemate in balle.

La coltivazione del tabacco è stata poi gradualmente abbandonata per coltivazioni più redditizie. Ma tutt’ora passando per questi luoghi è possibile riconoscere i profili dei vecchi essiccatori che si stagliano nella campagna.

Un papà per "regista"

Tra i rodigini illustri possiamo ricordare Bruno Migliorini linguista e Presidente dell’Accademia della Crusca per quasi quindici anni, nonché socio dell’Accademia del Lincei.

Il Migliorini poneva tra i compiti di un linguista anche quello di escludere da una lingua le voci straniere e quei neologismi in contrasto con essa. Per questa ragione a lui si deve la parola “regista” nata per sostituire il francese regisseur. Si occupò non solo dei problemi della lingua italiana, ma anche della diffusione dell’esperanto.

Sapete cos’è l’esperanto? E’ una lingua internazionale non legata ad alcun popolo o Stato, ma all’umanità che si propone l’obiettivo di far dialogare i popoli attraverso una sola lingua semplice ed universale. L’uso dell’esperanto salvaguarderebbe anche idiomi “minori” condannati all’estinzione a causa del prevalere di lingue più “forti” come l’inglese.

In più occasioni l’Associazione Universale Esperanto è stato proposta come candidata al Premio Nobel per la Pace proprio per il suo tentativo di avvicinamento dei popoli anche attraverso la lingua.

 Sito web del comune di Rovigo: http://comune.rovigo.it/.

 Altitudine del Comune: 7 m slm (zona: 5)

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