Padova è stata definita dal critico d’arte Vittorio Sgarbi
“la capitale della pittura del Trecento"
E' generalmente considerata la città più antica del Veneto ed una tra le più antiche d’Italia. Per popolazione è il terzo comune di questa regione.
Padova è la città dei "3 senza", perché è la città di un caffè senza porte, di un Prato senza erba e di un Santo senza nome. Tranquilli non dovete scervellarvi a trovare la soluzione perché non si tratta di un indovinello della Sfinge, e la spiegazione ve la diamo noi.
Il caffè senza porte è il caffè Pedrocchi, voluto così dal proprietario per essere sempre aperto ad accogliere intellettuali ed avventori vari a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Il Prato senza erba è Prato della Valle, la piazza simbolo della città. In origine non solo era senza manto erboso, ma addirittura paludosa perché, a causa della sua forma concava, tendeva spesso ad allagarsi.
Infine il Santo senza nome è Sant'Antonio, per i padovani il santo per antonomasia perciò chiamato semplicemente "Il Santo" e la sua Basilica è la Basilica del Santo senza l'aggiunta del nome.
Pochi sanno che la singolare espressione "rimanere in braghe di tela" - ormai usata in tutta la penisola - è nata a Padova. Nel 1231 infatti Sant'Antonio ottenne che i debitori insolventi non venissero più puniti con il carcere e le frustate. Ma potevano umiliarsi spogliandosi e rimanendo in mutande - all'epoca appunto braghe di tela - battere tre volte il sedere sulla Pietra del Vituperio. Sicuramente era meglio del carcere, ma proprio piacevole non era.
Persino la costruzione di uno dei monumenti più noti della città - la Cappella Scrovegni - a quanto si mormora non è altro che il tentativo di mondare l'anima di uno dei membri di questa insigne famiglia dal poco nobile peccato dell'usura. Dante Alighieri nella sua Divina Commedia, infatti, aveva posto Reginaldo Scrovegni in un girone dell'Inferno tra gli usurai. Il figlio Enrico avrebbe fatto costruire questa Cappella per riscattare l'anima paterna o forse per non incorrere a sua volta nelle stesse punizioni ultraterrene.
Sia che Enrico l'abbia fatta costruire per questa ragione o sia per avere una cappella funeraria simile a quelle ravennati resta il fatto che i dipinti di Giotto all'interno - oltre a gettare le basi della pittura moderna - svolgono perfettamente la funzione di far riflettere sul proprio destino chi vi entra.
Anche un altro monumento cittadino - la tomba di Antenore - non si sottrae a leggende e misteri. Virgilio nell'Eneide aveva indicato proprio Antenore come fondatore di Padova. Nel Medio-Evo, quando venne scoperta un'arca di marmo con un'epigrafe in latino, questa leggenda sembrò trovare conferma. E quest'arca venne riposta in un'edicola appositamente creata.
Ma dieci anni fa si è scoperto nell'arca un tassello rimuovibile che ha consentito di sbirciare l'interno. Sono così stati recuperati diversi pezzi di ossa e l'esame del carbonio a cui sono state sottoposte ha stabilito, una volta per tutte, che appartengono ad un uomo vissuto tra il III secolo ed il IV secolo d.c. Quindi di sicuro non sono le ossa di Antenore. La città avrà perso un fondatore illustre, ma per consolarsi le resta sempre il suo bel monumento funerario.
Se i resti di questa tomba non sono così antichi come si sperava per fortuna sull'antichità dell'Università di Padova non ci sono dubbi. Fondata nel 1222 è una delle più antiche del mondo e la prima ad aver accolto studenti ebrei, quando altrove erano ancora relegati nei ghetti. Non a caso il suo motto è "La libertà di Padova è totale per tutti". Inoltre è stata la prima in Italia a veder laureare una donna, tale Elena Lucrezia Piscopia Corner dottore in Filosofia nel 1678. Dopotutto un famoso adagio popolare non a caso recita "Padovani gran dottori".
Altro fiore all'occhiello della città è l'Orto botanico, il più vecchio del mondo risalente al 1545, divenuto da qualche anno patrimonio dell'Unesco. Usato all'inizio per la coltivazione delle erbe officinali - dette "semplici" - vi furono poi coltivati anche i primi esemplari di patate, di girasoli, e di ciclamini.
Attualmente vi sono dei sentieri dedicati appositamente ai non-vedenti con piante aromatiche o particolari al tatto. Mentre la pianta più vecchia è la "Palma Goethe" così chiamata da quando venne ammirata dal poeta tedesco ed inserita in una sua opera.
Nei secoli in cui morire a causa di un veleno era facile quanto morire per un fendente di spada a questo Orto Botanico si rivolgevano emissari della Serenissima per ottenere veleni usati per "scopi" politici.
Il simbolo della città resta comunque la Basilica di Sant'Antonio, un edificio complesso per la presenza di stili diversi: dal romantico, al gotico, dal bizantino al moresco. Una vecchia tradizione padovana vuole che le donne "da marito" per ottenere la grazia di sposarsi debbano toccare la corda del saio del Santo il 13 di Giugno, quando viene portato in processione. Inoltre devono farsi regalare dall'amato otto monetine da offrire al santo. In effetti la Basilica è piena di ex voto e chissà che qualcuno non sia stato lasciato proprio da qualche ragazza che ha ottenuto questa "grazia"?
Come tante altre città del Nord anche Padova è caratterizzata dalla presenza dei portici, ben 12 km che fanno sì che Padova sia seconda solo a Bologna. In passato l'estensione era anche maggiore, ma quando la città fu costretta a soccombere a Venezia molte nobili famiglie eliminarono i portici per dare maggiore risalto alle facciate dei loro palazzi.
Comunque osservando i portici si può vedere l'evoluzione architettonica della città attraverso i secoli, infatti alcuni sono in stile romantico, altri in stile gotico, quindi rinascimentale ed infine moderno. I padovani sono particolarmente fieri dei loro portici anche perché offrono loro la possibilità di percorrere tutto il centro storico al riparo dal sole e dalla pioggia.
Sito web del comune di Padova: http://www.padovanet.it/.
Altitudine del Comune: 12 m slm (zona: 5)